A/R La Venere degli stracci a Lampedusa

In occasione della 68° edizione del Prix Italia organizzato dalla Rai Radiotelevisione Italiana, la Venere degli stracci (1967) dell’artista internazionale Michelangelo Pistoletto si fa nuovamente tramite per attivare una riflessione sull’attualità etico-politica dei flussi migratori nel Mediterraneo.

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Dopo sette anni la kermesse internazionale – che vede coinvolte oltre 90 emittenti radiotelevisive e web in rappresentanza di ben 46 Paesi – si trasferisce temporaneamente da Torino a Lampedusaproprio nei giorni che precedono la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione (3 Ottobre) – in segno di solidarietà con una terra che rappresenta in questo momento storico una delle frontiere scottanti dell’Europa.

Per la prima volta fuori da un museo, la Venere – opera simbolo dell’Arte Povera e icona della cultura di consumo contemporanea – accoglierà negli spazi dell’Aeroporto di Lampedusa le maggiori personalità del mondo dell’Informazione per lanciare un messaggio a tutto il continente, che non deve rimanere passivo e sordo.

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L’essenza del radicale rinnovamento del linguaggio artistico operato da Michelangelo Pistoletto, in senso non solo estetico ma soprattutto sociale, va individuata nella produzione degli anni Sessanta, in episodi come i quadri specchianti (1961-62) – lastre di acciaio lucidate a specchio sulle quali l’artista colloca figure in carta velina a grandezza naturale – la serie degli Oggetti in meno (1965-66) e le performance urbane dello Zoo (1968). Un’incessante ricerca che, in seguito, a partire dal 1989, confluisce nei lavori che appartengono alla serie Segno Arte (1993), alla redazione del Progetto Arte(1994) – manifesto con cui si affida all’arte il compito di raccogliere ogni istanza sociale – e alla nascita di Cittadellarte/Fondazione Pistoletto (1998) che, ponendo l’arte al centro di una trasformazione sociale responsabile, porta a compimento il progetto di quattro anni prima ma soprattutto anticipa la fase più recente del lavoro dell’artista: il Terzo Paradiso, un segno simbolo di cambiamento.

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Una ricerca destinata, quindi, a superare i confini tra fare artistico e vita, un’arte allegoria di fasi esistenziali che parla del nostro tempo, del tempo di ideazione e creazione dell’opera.

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Così per la Venere degli stracci, manifesto dissacrante di quel bisogno di contestazione proprio della seconda metà degli anni ’60. Un accostamento provocatorio nel quale l’impiego di un materiale di scarto come lo straccio – inizialmente utilizzato per lucidare i quadri specchianti – è qui fondamentale componente materica e cromatica adoperata per accogliere la bellezza negata di un calco scorto di spalle della Venere con pomo dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen. Con irriverenza il bello ideale si contrappone alla realtà del quotidiano nel passaggio conclusivo di un percorso nel quale lo straccio rinasce con la Venere, per diventare forma e colore.
Ma a Lampedusa “gli stracci non sono stoffe, sono abiti. Dentro ad ogni straccio è passata almeno una persona. Quindi c’è l’umanità, tutto quello che l’umanità ha vissuto e che rimane come residuo. E la Venere rigenera la fine”. Una rigenerazione che qui si fa attiva e partecipativa, nel tentativo di donare nuove e mutevoli appartenenze a chi, in viaggio verso l’ignoto, è troppo spesso reso invisibile dalla perdita della propria identità.
Un testamento poetico, dal quale però forte si alza la voce contro l’attuale drammatica situazione nel Mediterraneo. La Venere degli stracci cerca sull’isola l’energia per la sua “rinascita”: una ricerca volta a superare i confini tra arte e vita – attitudine che da sempre accompagna Michelangelo Pistoletto – per contribuire a ri-costruire Approdi e svelare Rinascite – A/R.

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Un invito, quello dell’artista, ad assumersi la propria responsabilità sociale verso la costruzione di una memoria collettiva e molteplice del Mediterraneo, con Lampedusa al centro non solo di migrazioni ma del dialogo, di relazioni, di ponti culturali oltre che umanitari.

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